sabato 17 ottobre 2009
"Avevo eluso tanti incagli di disordini tellurici, tante palle di fuoco nel cielo che sembrava impossibile credere ancora in pronostici di tarocchi riguardanti il mio destino, perchè ad esso imponevo mete imprevedibili in un'epoca di grandi incertezze dove il vuoto assoluto era protagonista sconosciuto di uno scenario perfetto che mi apparve in una tenue notte di vetro di un martedì di ventisette anni fà, quando il tempo stagnato di una clessidra si smosse e mi partorì facendomi scivolare dall'alveo di un altro mondo nel quale navigai per tempo imprecisato alla ricerca di una meta sconosciuta ed unica, verso la quale antichi aliti e maree millenarie mi sospinsero impetuosi rischiando di cozzare con i dimenticati incubi di un'altra epoca e di un altro spazio, che di tanto in tanto affioravano minacciosi nell'impalpabile fantasia, ancor più abissale di quella che apparve il martedì funesto che contava ventisette clessidre vuote, or sono, a partire dall'ora diafana della notte del penultimo mese di maggio, ed allora, nel primo palpito incomprensibile, ebbi il primo sentore di morte e percepii la realizzazione di antiche premonizioni, come che quel giorno il fango delle paludi sarebbe risalito fino alle origini, che le galline avrebbero fatto uova pentagonali e che il pendolo della macchina celeste avrebbe iniziato ad oscillare più velocemente fino a dissolversi nell'ellisse di un altro moto perpetuo cosicchè ebbe fine lo stato di immortalità di allora nell'istante in cui il mio specchio, finalmente, riflesse la mia immagine, e le ombre del destino si ricomposero con il suo significato letterale e con gli stessi oggetti da cui promanavo, nei secoli dei secoli
martedì 20 gennaio 2009
Vexata quaestio
“Vexata quaestio”: il tempo ci consuma o siamo noi a consumare il tempo?
Come se il tristo commercio che abbiamo con lui fosse una partita del dare e dell’avere,
un rapporto normale tra vecchi creditori e debitori.
Ma - al tramonto d’estate - si dilata in un’onda lentissima di luce il tempo che sembra indietro rifluire, nella fiumana réma dei ricordi,senza una voce o un gesto ci consuma.
E quando - inopinata - una carezza dal silenzio ci redìme
e distoglie da noi il tempo la sorveglianza ombrosa,
si raccoglie in un pétalo d’azzurro, e possiamo bruciarlo in un abbraccio di amore e d’infinito.
Il tempo allora solo un punto da fissare con gli occhi dell’eterno.
Athos Montuori
Athos Montuori
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