COLPO GROSSO A CASA DEL CONTE. raccontino dedicato all'amica Rosalba. Natale 2008.ll commissario Lattanzi non aveva dubbi. I ladri durante la notte si erano calati dal camino con una corda, come la Befana. Ma cosa avessero rubato nel nobile Palazzo del conte Mizzica era un mistero: la cassaforte era intatta, come tutti i danari e gli ori del canterale. Unici indizi al vaglio degli inquirenti: la ruota bucata di una Vespa 50; una scatola di Viagra vuota, e un biglietto per la Svizzara solo andata. Queste tracce tuttavia non portavano a nulla.
L’indomani mattina però, erano le 8,00 nell’ufficio del commissario già suonava il telefono. Dall’altro lato della cornetta una voce contraffatta spifferava gaudente che i colpevoli bazzicavano la chat. A nulla valse sapere chi fosse l'anonimo: questi si limitò a dire di chiamarsi MisterY. Aggiunse inoltre che i tre erano “tipi poco raccomandabili, specie uno che ha la tendenza ad offendere gli sposati o gli scapoli in età matura. Cavolo! - esclamò il commissario - allora ce ne è anche per me che son sempre single a 47 anni.!”
Il commissario si mise al lavoro. E seguendo le indicazioni di MisterY iniziò a scuriosare in chat. Di tanto in tanto faceva qualche domanda col nick Papavero e si fece conoscere presto alla comunità.
Per una settimana però i tre ricercati non si fecero vivi finchè una sera, verso mezzanotte, fece capolino un certo BANANA che infastidì la chat con richieste di Viagra. Di li a poco intervenne anche un certo MERLUZZO che iniziò ad offendere gli scapoli, tra cui il Commissario Lattanzi, al quale propose anche di andare a cercar donna in Svizzera. Infine verso l’una di notte, al gruppo si aggiunse un certo CINTURRINOBOY, uno scalmanato di Scasazza, paese ai confini della civiltà, che proponeva raduni e feste per i Vespisti50. Col cavolo che! – esclamò il Commissario – Qua c’è tutta la banda al completo!!”.
Fu così che il commissario risolse il caso. Dal master della chat si fece dare gli indirizzi, e il giorno dopo scattarono le manette per i tre, che, siccome non avevano rubato nulla, furono denunciati solo per violazione di domicilio. Nell’interrogatorio che seguì infatti il commissario chiese loro: “Ma allora che ci siete andati a fare nel Palazzo del Conte??” – Cinturino rispose: “di ritorno da Scasazza avevamo bucato la Vespa; entrammo nel palazzo solo per cercare un riparo. Ahh, quindi in tre su una Vespa?? – allora vi beccherete anche la multa – disse il commissario”.
Insomma andarono qualche giorno in galera, e poco dopo la pena fu commutata in una settimana alla pulitura delle fogne. Tuttavia la storia non era ancora conclusa. Mancava infatti l’identità dell’anonimo Mister Y che aveva telefonato. E su questo il commissario brancolava nel buio.
I tre amici salutarono il commissario con una domanda:” Per caso si è visto Yena??. Il commissario disse di no! – non so chi sia!”. Il cellulare li portò via, e la sera calava clamorosa tra le luci della strada, il commissario pensieroso si accese un sigaro: "Yena?! strano nome....ma che sia Mister Y ???”.
I giorni passarono presto e così, dopo aver ripulito le fogne del paese, i nostri amici tornarono in libertà. Banana si trovò un lavoretto come portiere di notte in un albergo fuori città; Cinturrino invece decise di andare dai suoi amici a Settecamini – località Candelo, un paese ai confini della civiltà, dove tutti i ragazzi truccano motorini e Vespe. E infine Merluzzo si iscrisse ad un corso di dattilografia e di buone maniere. Mai questi progetti durarono poco perché i tre ricevettero una lettera dal loro introvabile amico: il fantomatico Yena, che diceva: “Cari amici, ho saputo della Vs disavventura. Ma sono sicuro che dopo aver ripulito le fogne di mezzo paese non potrete dirmi di no all’offerta che vi faccio. Mia zia vive sola in campagna e mi ha chiesto se gli trovo qualcuno per dei lavori alla fattoria. Bisogna solamente raccogliere le mele e le pere dagli alberi, e ogni tanto dar da mangiare agli animali. La paga è di due minestre al giorno, l’alloggio è garantito, e se alla fine del mese tutto va bene, ci sarà un premio-extra per tutti, e cioè Viagra per Banana, un biglietto per la Svizzera per Merluzzo, e un carburatore della Vespa per Cinturrino.
Fatemi sapere.
Ebbene dopo un po’ Cinturrino si occupò di rispondere a Yena, con una lettera piena di errori che se la maestra delle sue scuole lo avesse saputo lo avrebbe richiamato in prima elementare..Comunque in buona sostanza accettarono l’offerta con la condizione, aggiunta da Ana dopo consulto, che i premi sarebbero raddoppiati col raccolto. La zia di Yena accettò e li invitò a prendere un te alla fattoria.
Alla riunione la zia fu ben impressionata dai ragazzi, soprattutto dalla riservatezza di Ana che non disse nulla se non quando ebbe bisogno di andare in bagno, tanto che lo ebbe a ben volere subito.
Del Merluzzo invece non aveva gran che stima. Lo vedeva scorbutico e spesso sbuffava mentre la zia spiegava il da farsi. Soprattutto rimase delusa quando ad una semplice domanda rivoltagli, Merluzzo rispose che le donne son tutte puttane, comprese le vecchie. Al che la zia ci rimase male.
Anche Cinturrino entrò nelle grazie della zia, meno di Ana però. Cinturrino sembrava un ragazzotto che non era più grande di quello che voleva far apparire. Si fissò sul telecomando e non fece altro che cambiare canali in continuazione, sbadigliando dal sonno. Alla fine si addormentò sul tavolino del salotto, e dovettero urlargli nelle orecchia per svegliarlo.
La settimana si annunciava pesante però. La sveglia era alle 5,00 disse la zia. E Yena da gran factotum disse che chi rimaneva addormentato sarebbe stato multato. Al sentir parlare di multa Ana, che è tirchio, si propose di non prendere più il valium per dormire, con il risultato che non dormiva mai, e per questo divenne presto nervoso e irrequieto. A volte si dimenticava di cose semplici..al Merluzzo ad esempio disse un giorno: “come si chiama questa scatola dove si vedono le immagini? – e il Merlo fuoribondo rispose - “televisione! si chiama!, Ma che sei diventato scemo??."
Per il lavoro si organizzarono per settori, Ana si occupava delle mele, Cinturrino delle pere, mentre il Merluzzo preparava le cassette e si occupava degli animali. Il lavoro lo appassionò. Di li a poco fece amicizia con i maiali, in particolare con un porco rosa che era il più sporco di tutti.. Ci parlava come fosse suo fratello, invece odiava il pollame. Erano comunque buoni lavoratori. Yena di tanto in tanto veniva a vedere gli amici, faceva anche il comandore ..te metti li, tu metti là, mentre se ne stava in cassetta del calesse con aria padronale, ma il suo ruolo era quello di sbrigare commissioni alla zia come pagare le bollette e fare la spesa.
Ma sui soldi di resto da portare alla zia spesso ci faceva la cresta. Si fermava in paese infatti a bere al bar per fare il bellimbusto con la barista, una discreta ragazza dalla r moscia che a Yena piaceva. Fatto sta che la zia ben presto si accorse dei soldi in meno che gli arrivarono. Così incaricò il Merlo di tanto in tanto di tenerlo d’occhio quando andava in paese. Anche ana incontrò l’amore. Occhiò una vivace contadinella e da quel giorno non faceva che pensare a lei. Con aria sognante la seguiva perfino dove lei scompariva. E la notte rimaneva insonne più di prima tanto che la zia incaricò Cinturrino di farlo addormentare con qualsiasi mezzo. Contrario alla sua indole aggressiva Cintu inizò a cantargli la ninna nanna e raccontare favole, e lo stratagemma funzionò così bene che anche la zia volle la ninna nanna da Cinturrino. E poco dopo perfino il Merlo volle addormentarsi con le favole; con il risultato che l’unico a rimaner sveglio fu proprio Cinturrino.
La notte in campagna era un brulicare di luci della collina. E tutto si quietava esclusi alcuni versi di uccelli che dal cimitero arrivavano al letto dei nostri amici. Ana era il più spaventato. Credeva infatti che erano i morti del cimitero che parlavano tra di loro, e imputava la colpa al fatto che lui spesso bestemmiava, soprattutto allo stadio, quando il Milan perdeva e le sue disavventure aumentavano. Quindi così veniva punito. Cinturrino e il Merlo, ma più Cinturrino, lo convinse a non credere alle favole, escluse a quelle che sapeva raccontare lui stesso anche troppo bene, e con una mossa astuta il Cintu riuscì a distrarlo: infatti gli disse: Oohh Ana ieri la contadinella mi ha detto di te, sai? Sembrava interessata, e mi ha detto di dirti che forse si fa accompagnare al pozzo a prendere l’acqua se ti fai trovare in ordine domattina..quindi riposa!. Ad Ana non bastò altro. Dormì subito come un sasso
Ma la notte non passò indifferente. I sogni comparvero strani e vividi come realtà. Ana in sogno sognò che mentre scendeva le scale per fuggire di nascosto dalla contadinella incontrò proprio il Merlo che a sua volta se la filava verso la contadinella. Cosicchè entrambi capirono che erano rivali in amore, sicchè iniziarono ad odiarsi. Tanto che la mattina al risveglio Ana e il Merlo non si parlavono più.
Intanto la vicenda prendeva anche un’altra piega perché l’indomani yanap riprese il calesse diretto al bar a fare il bellimbusto con la ragazza che bramava, e il Merlo secondo l’incarico ricevuto dalla zia lo seguì appresso nascosto nella cassa a rimorchio. Giunto al bar del paese yenap entrò nel bar, mentre il Merlo sgattaiolò da una porta secondaria del locale e si nascose all’interno di un sottoscala abbastanza vicino per controllare yenap. Yena attaccò ad ordinare le bevute e quanto più bevevo più la lingua gli si scioglieva davanti quella sciantosa che gli si parava dinanzi. Così tra un bicchiere e un altro yenap raccontò della ganzata della telefonata misteriosa che fece al Commissario. E raccontandola rideva e sghignazzava. Chi invece non sghignazzava affatto era il merlo che da dietro sentiva il racconto del traditore che gli era costata la pena della pulizia delle fogne, con i suoi compari. E deciso a vendicarsi ascoltò fino in fondo per riferire poi tutto agli amici. Yena spese abbastanza e incurante di tutto riprese il calesse, col merlo già pronto nella cassa a meditar vendetta. Il ritorno fu abbastanza scomodo, specie per il Merlo, perché Yena ubriaco andava a zig zag prendendo le buche dalla pista, così i sobbalzi del carretto scuotevano il merlo dentro la cassa che picchiava la testa contro il coperchio. Ed anche le testate furono messe in conto dal merlo.
Arrivati a casa Ana era ancora spaventato dall’uccello nero del cimitero che la sera gli si appollaiava sul davanzale e Cinturrino gli disse che non deve preoccuparsi di altri uccelli al di fuori del Merlo.
Il Merlo arrivò pesto dappertutto ma ebbe fiato per raccontare quello che al bar del paese aveva sentito nascosto nel sottoscala. Raccontò che yenap si era preso gioco di loro, che li aveva traditi mandandoli a pulire le fogne del paese e che andava a spifferare alle ragazze questa sua bravata facendosi bello. Ana e Cinturrino rimasero sorpresi di quanto riferito e allora pensarono appunto di fargliela pagare. Ma come? Intanto c’era da finire il lavoro e da incassare i soldi coi premi. E poi solo allora si sarebbe pensato a come fargliela pagare. E poi intanto una prima vendetta sarebbe stata quella di informare al zia di quanto il nipote sperperava in paese.
Non era il momento di vendette ora. Ana era innamorato ed odiava il Merlo, e il Merlo pure. Ma come avrebbero risolto la questione della contadinella tra i due litiganti???.
Il dilemma devo dire, fu risolto nella più imprevedibile mossa, a tavolino una sera, in cui Cinturrino capì che la situazione non si sarebbe sbloccata tra i due contendenti se non in malo modo.
Cinturrino con la zia misero in atto un piano ardito. L’indomani, prima che i due andassero come al solito al pozzo, a far visita, avrebbero aspettato la ragazza. Li col calesse l’avrebbero rapita e infine imbarcata su un cargo diretto alle Maldive. Alla ragazza dettero un bel po di soldi, anzi tutti i soldi del lavoro, per tenerla buona giusto il tempo necessario. Dopo di che sarebbe rientrata allorquando l’impegno si fosse sciolto e tutti sarebbero ritornati a casa. Quindi la zia e Cinturrino agirono, e quando i due contendenti non la videro più, e così per giorni e settimane, si calmarono, e pian piano ritornarono a cogliere mele e pere nel campo, con Cinturrino a fare le cassette e altri lavoretti.
Il raccolto fu terminato e del ricavato la zia presto dovette render conto ai lavoranti. Ormai al corrente degli sperperi del nipote, e del prezzo pagato per aver evitato la vendetta, la zia era rimasta senza soldi. Potè solamente pagare in natura con mele e pere e con qualche animale della fattoria.Al merlo toccò il suo amico maiale, ad Ana un uccello nero in gabbia, del quale si venne a sapere a storia finita essere l’uccello del cimitero, e a Cinturrino una cassetta di mele e pere. Per quanto riguarda yena non beccò nulla. Lui aveva da riscutotere presto qualcos’altro.
La vendetta è un piatto che va servito freddo. E così il merlo e gli altri accantonarono la questione. Si faceva prioritario il problema dei quattrini e loro erano a secco. Ana aveva fretta di ritornare allo stadio, il Merlo desiderava ancora la svizzera, e Cinturrino senza carburatore rimaneva al palo. Quindi alla fine ne parlarono una sera davanti ad un fiasco di vino e a lume di candela. Sul tavolo il Merlo mise una cartina e disse: cari amici, questa è la soluzione ai nostri problemi. In bell’evidenza infatti c’era la mappa della banca di…….Settecamini!!.
Allora Merluzzo spiegò il piano agli altri. Sarebbero entrati dal camino della banca con una corda, come avevano già fatto a casa del conte. “Yena – disse il Merlo – si dovrà trovare qui! – e indicò un punto esterno alla banca. Ma non ebbe a finire la parola che proprio Yena nell’intento di fare le corna a Cinturrino incappò nel fiasco e rovesciò il vino sulla mappa. Cosicché il Merlo diede subito una prima razione di ciaffate a quel distratto, che scappò dal tavolino inseguito dagli altri.
Tornati al tavolo dopo la baruffa il merlo spiegò il piano, fino a che la candela si spense. Gli altri dettagli sarebbero seguiti l’indomani a mente fresca.
La mattina il gallo svegliò presto tutti. Ripresero il discorso interrotto. "Tu Yena starai fuori col calesse a fare da palo e pronto alla fuga – disse merlo. - e dovrai stare nascosto. Ana Cinturrino e io saliremo sopra il tetto dalla canala. Quando i bancari usciranno entreremo noi, e zitti".
Il giorno che venne fù un giorno di pioggia intenso, così intenso che non si vedeva quasi nulla tanto che Yena andò a sbattere il naso contro una palizzata. Però, per una rapina era il giorno perfetto. Avvolti in mantelli scuri sembravano per chi li avesse visti, tre uccellacci del malaugurio. Avevano anche un cappellaccio a tesa larga che gli faceva da ombrello per appunto non bagnarsi la crapa. Alle 16,00 del pomeriggio era già buio, e presto gli impiegati sarebbero usciti. Cinque minuti dopo fu Ana che prese l’iniziativa per scalare la canala, seguito dagli altri. Usando una botte salirono prima su un balconcino e di li di finestra in finestra arrivarono sul tetto. Che Ana, solitamente pigro e sempre a letto, fosse così abile nello scalare la canala fin sopra il tetto, fu una grande sorpresa per tutti. Per lui scalare fu come guardare il Milan seduto in poltrona. Più difficoltosa fu la salita di Cinturrino, sia perché più robusto sia perché provava vertigine. Alla fine insomma arrivarono tutti sul tetto. Attesero un attimo che il tempo si placasse e iniziarono uno dopo l’altro la discesa nella canna fumaria. Il percorso fu assai facile, e in pochi passi arrivarono alla meta. Il Merlo che fu il primo a calarsi si prese gran parte della caligine sicchè uscì che era più nero di prima. Dentro la banca si dettero na spolverata dopo di che iniziarono a lavorare alla cassaforte. Cinturrino aveva con se vari arnesi, ma soprattutto si portò un bel candelotto di dinamite che gli era rimasto in saccoccia dalla festa di Halloween. Lo posizionarono sulla porta di acciaio legato alla maniglia e dopo essersi nascosti dietro un bancone il mitico Ana dette fuoco alla miccia. Fuori intanto la pioggia continuava a battere forte sui tetti e nella strada. E Yena col suo cappellaccio si beccava tutta l’acqua. Dentro invece la miccia consumava gli ultimi attimi, prima della deflagrazione. Attimi in cui i nostri tre amici incrociarono più volte i loro occhi: gli occhi spiritati del merlo, sembravano spruzzare scintille; gli occhi cerchiati di Ana, mobili e sgranati, simili a quelli del Panda; e gli occhi rotondi di Cinturrino, simili al fanale della sua Vespa. Yena fuori invece con gli occhi a cappuccio ma furbi da faina. Tic Tac tic tac batteva l’orologio della banca…tic tac tic tac..tic tac tic tac…batteva la pioggia fuori..tic tac tic…..BOOOMMMMMMMM!!!!!.
Un’esplosione terribile scosse il momento. Fumo e calcinacci che piovevano dappertutto..E fuori il cavallo imbizzarrito di Yena tentava di scappare. Presto presto gli inquilini si dettero una spolverata veloce, corsero nei pressi della cassaforte che era tutta sbrindellata. Un trave li ostacolava ma riuscirono a passare. E dalla cassaforte traboccavano i soldi e monete d’oro sonanti tra calcinacci e mattoni. “Presto facciamo presto – urlavano - prima che arrivi la polizia.” Arraffavano di tutto e mettevano nel sacco nero dell’immondizia. Ana fu contento quando dalla cassaforte trovò persino la merce più preziosa per lui: una scatola di Viagra nuova; ed anche per il Merlo ci fu una bella sorpresa: un biglietto da viaggio per la Svizzera solo andata; e anche per Cinturrino fu festa con un bel carburatore per la Vespa. E poi soldi, banconote, buoni postali e valori bollati. Dalla cassaforte di Settecamini usciva di tutto: uscì la colazione degli impiegati: panini al prosciutto e biscotti che se la sgraffignò Cinturrino in un sol boccone, uscì una boccia di Valium che subito Ana se la trinkò a gargarozzo per star calmo; uscirono riviste porno di ragazze di Scasazza che andarono a ruba, uscì perfino una vecchia Balilla del 1915 a manovella. Uscì infine un rotolo avvolto in una pergamena. Un rotolo che doveva esser prezioso da come era confezionato e legato con fili dorati, e coccarde argentee. Pian piano fu aperto anche questo rotolo. Ma dentro il rotolo si scoprì che ce n’era un altro, e dentro questi ancora un altro.
Finchè alla fine fu svolto l’ultimo rotolo, e così apparse una strana tela, che sembrava un quadro. Un quadro con delle scene di vita naturale. Ana per meglio vederlo lo appese alla parete della banca con del nastro adesivo. E fu così che tutti rimasero incantati dalla bellezza e dai colori lucenti del quadro. Era non proprio un quadro, ma una tela da salotto ben ornata con delle scene di ninfee, tempietti romani, e con dei cigni nel laghetto che nuotavano con bella vita intorno e scene paradisiache. Così belle che tutti e tre rimasero incantati dall'immagine. E nell’estasi furono ipnotizzati, con gli occhi vitrei e fissi, abbandonati al desìo, stavano muti e inanimati come statue di sale. Purtroppo per loro nessuno della banda fece caso alla scritta in basso alla tela, perchè se lo avessero fatto forse si sarebbero salvati scappando col bottino: ebbene c'era scritto: “questo è l’arazzo di Rosalba, chi lo guarda, dorme fino all’alba.”
La storia si concluse poco dopo quando la polizia li trovò immobili davanti l’arazzo, come marionette. E fuori trovarono Yena, fermo e vitreo anche lui, come se l’incantesimo avesse riguardato tutti coloro che avevano tentato di trafugare il quadro, come per una maledizione. Infatti come nella formula dovettero aspettare l’alba per svegliarsi. Fu il commissario a tirargli una secchiata d'acqua come ai cavallo, ma per loro fu un amaro risveglio, perchè furono portati in galera. Al commissario seppe male portarli dentro perchè in fondo li conosceva e sapeva che non erano cattivi; chiese clemenza al Giudice, il quale li condannò alla pena della pulizia delle fogne per un mese. "Del resto - aggiunse alla lettura della sentenza - oggi voglio esser bravo; oggi è Natale.! ".